La mia fotografia analogica
Aggiornamento: 22 gen 2019
Un breve tour dell'attrezzatura che utilizzo nel viaggio che mi porta dallo scatto fino alla stampa.

Piccolo alert per chi si aspetta il solito articolo sulla fotografia analogica e di quanto le emozioni che scaturiscono da questa siano superiori - non è questo tipo di articolo, fortunatamente aggiungo.
Ciao, oggi voglio farvi vedere un po' quali sono gli strumenti che utilizzo per arrivare alla stampa finale di una fotografia analogica: una delle cose che mi ha spinto più di tutte ad abbracciare il mondo della pellicola è stata proprio la possibilità, alla fine dell'intero processo, di avere tra le mani o di consegnare una fotografia veramente unica, senza che possa esisterne una copia identica, e che possa resistere alla prova del tempo.
Ma andiamo con ordine, tutto inizia come sempre dalla fotocamera che, a differenza del digitale, non incide in alcun aspetto sulla qualità dell'immagine: pensa, gente come Henri Cartier-Bresson o Robert Capa utilizzavano la stessa pellicola che potevi avere tu nella tua piccola compatta, paradossalmente la fotografia analogica era in qualche modo più equa. La parte veramente importante è costituita dalla coppia lente pellicola.
Per quanto riguarda me uso principalmente due fotocamere, una Canon AE-1 Program appartenuta a mio padre, e una Canon EOS 3, che ha la forza di poter utilizzare tutte le moderne lenti che uso anche su digitale; per la cronaca sono:
Samyang 14mm f/2.8
Canon EF 35mm IS f/2
Canon EF 50mm f/1.8
Canon EF 100mm macro f/2.8
Canon EF 100-400mm IS f/4.5-5.6

Passando alla pellicola, che è la principale responsabile della resa della fotografia, anche eliminando le opzioni di pellicole a colori e restando solamente su quelle bianco e nero, la scelta è sconfinata, considerando oltretutto che "push e pull" della pellicola non fanno altro che moltiplicare per due o tre le possibilità di scelta. Ho così preferito fin da subito di limitarmi il più possibile: questo soprattutto per un discorso di coerenza narrativa, ma anche perché sono convinto che troppa libertà sia difficile da gestire, mentre nel momento in cui delimiti in qualche modo il tuo raggio d'azione c'è la possibilità di diventare più efficaci, ma magari su questo ci torno un'altra volta. Detto questo la mia scelta è caduta, e continua quasi sempre a cadere sulla Kodak 400 Tri-X, pellicola resa famosa da tantissimi fotogiornalisti del '900, come ad esempio Sebastião Salgado, che ad esempio ha usato spesso questa pellicola fino al progetto Genesis (a tal proposito vi consiglio di guardarvi "Il sale della Terra").
E infine c'è la stampa, perché nessuna foto può considerarsi tale se non viene stampata, soprattutto in ambito analogico, dove quegli ibridi scansionati, né carne né pesce, fanno perdere buona parte delle qualità di una pellicola; non me ne vogliano tutti i possessori di scanner fotografici. Certo le scansioni possono essere utili per un discorso di consultazione e catalogazione, ma nulla più. Lo strumento a cui mi affido per stampare ha cuore italiano, un bellissimo IFF (Industria Fototecnica Firenze) Duogon/s, un ingranditore in grado di stampare dal 35 mm al 6x9, sia bianco e nero che colore.

Poi ci sarebbe tutto il discorso relativo alle carte, opache, lucide, perla a base di fibre o politenate, insomma è ancora un altro mondo. Per il momento vi dico che ho scelto Ilford per la carta, quasi sempre opaca, quasi sempre a base di fibre (baritata).
Per questo primo post è tutto, non vorrei tediarvi troppo con troppe cose tutte insieme e soprattutto non mi piace parlare troppo di attrezzatura, in fondo conta fino ad un certo punto, piuttosto preferisco parlare di fotografia che è sicuramente molto meno sterile, o almeno dovrebbe esserlo. Magari la prossima volta mi soffermo su un solo strumento per volta aggiungendo anche un breve video, può essere qualcosa di interessante.
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